ovvero La Cassaria
Metellino, isola della Grecia antica, è lo scenario nel quale si svolgono le vicende del giovane Erofilo, innamorato di Eulalia, tenuta schiava dal ruffiano Lucrano che ne domanda un prezzo spropositato. Approfittando dell’assenza di Crisobolo, padre di Erofilo, il servo Volpino escogita un piano per estorcere a Lucrano la fanciulla senza sborsare un seraffo. Una serie di imprevisti, fra cui il ritorno anticipato di Crisobolo, mandano a monte il piano che rischia di rovesciarsi a favore di Lucrano.
Ma alla fine è ancora l’astuzia dei servi a risolvere la trama.
La Cassaria (1508) o “commedia della cassa”, di Ludovico Ariosto, è fra le prime commedie scritte e rappresentate in lingua italiana. La traccia riprende trame e caratteri della commedia classica di Plauto e Terenzio, ma ne rinnova il respiro con riferimenti alla realtà coeva e una lingua ritmica e orecchiabile, che spesso imita il gergo dei personaggi che rappresenta. L’isola di Metellino, dominata nel tempo da greci, italiani, turchi, ospita una molteplicità di lingue e culture che ricorda le nostre metropoli.
Come in una moderna polis, la discriminazione e la diffidenza verso il diverso sono il vero nemico da sconfiggere. I temi della libertà e della giustizia sociale emergono fra le righe di questa commedia, dove non viene risparmiata una critica ai potenti. Accanto a loro si muove una sfilza di servi dai nomi
pittoreschi (Nebbia, Fulcio, Volpino, Trappola…), “zanni” sciocchi e furbi, bevitori e solidali, a rendere gustosa e vivida l’azione, restituendoci il sapore della Commedia dell’Arte.

