Un appartamento in un grattacielo di periferia. Uno sfratto imminente. Un fratello tossicodipendente, Ermanno, barricato tra piante di marijuana, illusioni e rassegnazione. Sua sorella Maria Rita, unica figura familiare rimasta a cercare un contatto umano, tenta invano di convincerlo a lasciare l’appartamento prima dell’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Intorno a loro si muove una piccola fauna urbana: giovani in cerca di fumo, uno spacciatore elegante e spietato, una ex compagna che coltiva la “serra gialla”, e i fantasmi quotidiani di un’esistenza ai margini.
Interno 11 è una tragedia intima, incastonata nel realismo crudo della vita di condominio. Attraverso dialoghi serrati, situazioni claustrofobiche e una tensione crescente, il testo affronta temi come la dipendenza, l’abbandono familiare, la solitudine urbana e la fine del senso di casa.
Il cuore della vicenda è il rapporto interrotto tra fratelli, la distanza incolmabile tra chi cerca ancora di salvare e chi ha smesso da tempo di credere di poter essere salvato. Il finale è sospeso, lirico, quasi metafisico, mentre Ermanno scompare nel bagliore artificiale della serra: ultimo rifugio o anticamera del nulla.
Una drammaturgia potente e asciutta, capace di restituire con lucidità e pietà lo sfaldamento della vita quotidiana sotto il peso dell’indifferenza e dell’impossibilità di ricominciare.
Il testo è stato redatto nel 2006 durante un laboratorio di scrittura condotto da Renata Molinari in seno al progetto Campanelli. Obiettivo del progetto era quello di ambientare cinque pièce teatrali all’interno degli appartamenti di un condominio.

